Chirurgia Estetica: dal colloquio iniziale ai trattamenti chirurgici

Interventi di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica

Non esiste campo della chirurgia in cui la comprensione da parte del chirurgo di cosa abbia “in mente” il paziente sia così cruciale e stimolante come in chirurgia estetica dato che ognuno ha un’immagine di se che può non corrispondere all’immagine che gli altri vedono.

Il colloquio iniziale è fondamentale per stabilire un’intesa con il paziente e per capire modalità di vita, lavoro, abitudini, tutti aspetti che possono condizionare la scelta sul tipo di intervento da eseguire. Spesso si ragiona con il paziente di fronte alle sue fotografie, fondamentali per poter “vedere” in due la stessa immagine ragionando in modo quanto più obiettivo possibile.

Una volta stabilita la direzione del miglioramento estetico desiderata e il tipo di correzione da apportare, ci sono dettagli da approfondire, per esempio l’estensione di una liposuzione o la dimensione e forma delle protesi mammarie, ed è compito del chirurgo guidare il paziente nella scelta mostrando pro e contro delle diverse opzioni, rischi operatori, durata degli effetti della chirurgia nel tempo.

Rappresenta l'argomento di vera attualità degli ultimi anni, uno dei campi di maggiore sviluppo e innovazione delle conoscenze in Chirurgia Plastica, sia Ricostruttiva che Estetica.

Tale sviluppo di conoscenze ha consentito di utilizzare la tecnica di prelievo e innesto di tessuto adiposo partendo dall'obbiettivo inizialmente forse un po' riduttivo del "lipofilling" sino all'attuale prospettiva del trasporto di cellule adipose e staminali da una parte del corpo a un'altra che ne ha bisogno.

Dal punto di vista tecnico, si tratta di una normale liposuzione di entità dipendente da quanto tessuto adiposo è necessario prelevare. L'adipe viene centrifugato e purificato sterilmente in sala operatoria e nella stessa seduta, spesso sfruttando la stessa anestesia, viene iniettato nelle sedi in cui è necessario portare un miglioramento.

L'esperienza e lo sviluppo delle conoscenze in campo della biologia delle cellule staminali presenti nel tessuto adiposo, ci ha consentito di migliorare in modo incredibile quello che inizialmente nasceva come un semplice prelievo di grasso per correggere alcune rughe di espressione. Attualmente infatti, utilizzando metodiche più complesse e interventi più elaborati, è possibile trasferire quantità di adipe da sedi donatrici a sedi riceventi per correggere difetti estetici (rughe, cicatrici antiestetiche, piccoli avvallamenti cutanei postoperatori) e vere condizioni patologiche (esiti di radioterapia, esiti di interventi al seno, cicatrici retraenti e deturpanti, esiti di ustione).

Ultima frontiera di questi sviluppi è la possibilità di utilizzare il proprio tessuto adiposo al posto di una protesi in silicone per eseguire una mastoplastica additiva.

L'entità dell'intervento va da piccoli prelievi di adipe con piccole liposuzioni in anestesia locale che non modificano il profilo corporeo sino ad ampi prelievi di tessuto adiposo con liposuzioni estese che consentono un beneficio estetico della sede donatrice e un miglioramento estetico e/o funzionale della sede ricevente.

Il trattamento è necessariamente eseguito in una sala operatoria ordinaria, segue un tempo di osservazione da poche decine di minuti sino a un ricovero in day surgery. Il ritorno alle normali attività avviene in poche ore.

La complessità delle situazioni impone una valutazione Specialistica per pianificare correttamente gli esiti estetici per la sede donatrice e gli esiti estetici e funzionali della sede ricevente.

Si tratta dell'intervento mirato a eliminare le borse adipose e l'eccesso cutaneo delle palpebre superiori e inferiori per ridare agli occhi un aspetto fresco e riposato e donare al volto un'apparenza più giovanile contribuendo a eliminare l'aspetto di stanchezza e affaticamento dello sguardo.

I risultati sono permanenti e stabili per alcuni anni; l'operazione non può risolvere la comparsa di nuovi segni di invecchiamento o tratti sgraditi come le occhiaie e le rughe "a zampa di gallina".

Normalmente l'intervento viene eseguito in anestesia locale con una minima sedazione per via endovenosa. Dopo poche ore il paziente può tornare al domicilio, ovviamente non può guidare per 1-2 giorni e dopo pochi giorni può riprendere tutte le normali attività. Alcuni accorgimenti sono utili dopo l'intervento, come applicare ghiaccio sulle zone operate per 24-36 ore, indossare occhiali da sole, non esporre le cicatrici al sole diretto per 3-6 mesi.

All’intervento residuano cicatrici nascoste nella piega della palpebra superiore o lungo le ciglia della palpebra inferiore; per poter distendere anche la cute della parte laterale dell’orbita le cicatrici debordano lateralmente per circa 1cm oltre l'apertura oculare.

I punti vengono rimossi dopo 3-4 giorni. Normale conseguenza dell’intervento è la presenza di ecchimosi palpebrali che gradualmente si decolorano e in 7-10 giorni tendono a riassorbirsi scendendo verso le guance.

Frequentemente l’intervento di blefaroplastica superiore è associato alla blefaroplastica inferiore ma possono anche essere eseguiti separatamente.

La blefaroplastica eseguita a scopi estetici risolve gli inestetismi descritti, ricordiamo però che possono esserci anche motivazioni funzionali a spingere verso una blefaroplastica, come la diminuzione del campo visivo dell’occhio per colpa della “tendina” cutanea palpebrale superiore o il senso di pesantezza alla palpebra inferiore.

Ulteriori informazioni personalizzate verranno esposte in sede di valutazione specialistica.

La liposuzione (liposcultura o lipoaspirazione) consente di rimuovere eccessi adiposi da zone come addome, fianchi, anche e cosce, ginocchia e caviglie, braccia, mento e guance. Queste sedi possono essere trattate isolatamente, o con intervento combinato in più sedi, o assieme ad altri interventi come l'addominoplastica o il lifting cervico-faciale.

Il buon risultato a lungo termine conseguente all’intervento chirurgico viene ottenuto sia grazie all'asportazione di parte del tessuto adiposo dalla sede trattata, che grazie alla contrazione reattiva della pelle sovrastante. Per favorire questo fenomeno naturale e atteso, la liposcultura può essere eseguita con strumenti di vario genere e anche con metodica ultrasonica che aiuta la pelle a raggiungere il risultato voluto.

Spesso si sente parlare della liposuzione come di un intervento al limite della terapia fisica, eseguibile in ambulatori, paragonato a trattamenti estetici. Nulla di tutto questo però. La liposuzione è un intervento chirurgico vero e proprio, da eseguire in una sala operatoria con strutture autorizzate in presenza di medici e personale addestrato.

Altra credenza non corretta è che la liposuzione possa servire per perdere peso, sostituendo una corretta dieta. Anche questo è sostanzialmente sbagliato: l\'intervento è utile per rimodellare o eliminare cuscinetti adiposi sgraditi che alterano il profilo corporeo in sedi che non rispondono ai cali ponderali o all'attività sportiva.

Nella maggior parte dei casi l\'intervento di liposuzione può essere eseguito in anestesia locale sia perché le tecniche e i farmaci utilizzati oggi sono estremamente sicuri, sia perché spesso è utile che il paziente sia sveglio e in grado di compiere movimenti che possano esporre al meglio la zona da trattare per ottenere un risultato perfetto. In ogni caso, è opportuno associare all\'anestesia locale eseguita dal chirurgo anche una sedazione per via endovenosa tramite la flebo, sempre necessaria.

La valutazione anestesiologica e altri eccertamenti preoperatori (esami del sangue, elettrocardiogramma) sono sempre eseguiti per minimizzare i rischi della procedura. L'intervento deve sempre essere preceduto da un breve periodo di digiuno di almeno 3-6 ore, le terapie assunte normalmente vanno assunte come al solito eccetto farmaci antiaggreganti come aspirina o simili che vanno sospesi una settimana prima.

L'intervento richiede un tempo di esecuzione variabile con l'estensione dei tessuti da trattare. Normalmente la fase operativa vera e propria viene preceduta dall’infiltrazione con anestetico locale, adrenalina e liquidi, con l’obiettivo di togliere la sensibilità dolorifica e di minimizzare le perdite di sangue. Dopo una breve attesa per permettere all’anestetico di funzionare appieno, si procede all’aspirazione del tessuto adiposo tramite cannule di diametro inferiore ai 5mm che frammentano e aspirano il grasso. Al termine dell’intervento si posiziona una medicazione compressiva, da conservare una settimana e si associa una guaina o pancera da mantenere per circa un mese.

La dimissione avviene dopo circa 6 ore o dopo una notte di degenza nei casi più complessi o in caso di interventi combinati. In ogni caso, la dimissione avviene quando il dolore postoperatorio è controllato con farmaci assunti per via orale. La sensazione nei giorni successivi all’intervento è paragonabile a una contusione più o meno estesa.

È opportuno deambulare immediatamente dopo l’intervento, le normali attività sedentarie o di ufficio possono essere riprese anche il primo giorno postoperatorio. In alternativa alla guaina possono essere utili collant. Il tempo di riassorbimento dei normali gonfiori ed ecchimosi varia tra 10 e 30 giorni in base all’ampiezza della zona trattata e alle caratteristiche fisiche del paziente. Dopo circa un mese si comincia ad apprezzare il risultato definitivo, che sarà però completo dopo circa 4-6 mesi, ovvero il tempo necessario alla pelle per eliminare i residui di liquidi in eccesso e per compiere il processo di contrazione. Possono essere iniziati massaggi linfodrenanti dopo 3 settimane, l’attività fisica sportiva può riprendere dopo un mese, l\'esposizione al sole può essere gradualmente ripresa dopo il completo riassorbimento delle ecchimosi.

Le possibili variabili postoperatorie consistono nella gestione della dolenzia, dipendente dalla sensibilità individuale, e nella gestione delle perdite di liquidi conseguenti all’aspirazione.

A lungo termine possono risultare piccole irregolarità che a distanza di almeno 12 mesi possono essere ritoccate in anestesia locale senza grosse problematiche. Bisogna ricordare che le cellule adipose rimosse non sono destinate a essere rimpiazzate da altre cellule e il risultato ottenuto con un intervento di liposuzione rimane stabile per diversi anni se si mantiene un peso costante.

Ulteriori informazioni personalizzate verranno esposte in sede di valutazione specialistica.

Per la correzione chirurgica di seni svuotati e scesi dopo un dimagrimento intensivo o dopo uno o più allattamenti bisogna eseguire interventi che contemplino sia le finalità della mastoplastica additiva che della mastoplastica riduttiva.

La logica che anima questo tipo di interventi è quella del riequilibrare il rapporto tra la componente adiposa e ghiandolare del seno e la quantità di pelle che ricopre le mammelle, ragionando in termini molto concreti di squilibrio tra un contenuto divenuto troppo scarso per un contenitore ormai troppo abbondante.

Le tecniche di mastopessi, derivate dalle tecniche di mastoplastica riduttiva, apportano delle correzioni in termini di riduzione del "contenitore" cutaneo senza asportazione di adipe e ghiandola. Le tecniche derivate dalla mastoplastica additiva consentono di sostituire il "contenuto" adiposo e ghiandolare ormai definitivamente ridotto con una protesi di silicone o con un impianto di tessuto adiposo prelevato in altre sedi corporee.

In ogni caso, all'intervento residuano cicatrici nascoste attorno all'areola o nelle pieghe cutanee del polo inferiore mammario. Le protesi vengono posizionate come nella mastoplastica additiva e spesso viene anche posizionato un drenaggio che viene rimosso il giorno dopo.

I tempi di ricovero e dei controlli successivi sono simili a quelli della mastoplastica additiva, così come le complicanze e i rischi di fibrosi capsulare protesica.

È l'intervento mirato ad aumentare il volume del seno. Può essere eseguito in caso di seni poco sviluppati, di seni svuotati dopo dimagramento o dopo gravidanze. Si esegue anche con finalità ricostruttive, dopo un intervento di asportazione parziale o totale di un seno.

Il chirurgo deve guidare la paziente nella scelta del tipo di intervento migliore, basandosi sul desiderio della paziente e sulla sua costituzione fisica. Esistono infatti molte variabili, caratterizzate da pro e contro che il chirurgo deve illustrare alla paziente per sfruttare tutti gli aspetti positivi delle scelte minimizzando i possibili aspetti negativi.

Nella maggior parte dei casi si utilizzano per l’aumento volumetrico le protesi in silicone (morbido gel di silicone contenuto in una membrana di silicone a maggiore coesività).

Le tipologie di intervento sono sostanzialmente due: con protesi posizionata sotto la ghiandola mammaria al di sopra del muscolo grande pettorale (A nel disegno) e con protesi posizionata sotto al complesso ghiandola mammaria più muscolo grande pettorale con tecnica “dual plane” (B). La scelta tra un intervento è l’altro è basata principalmente sulla costituzione della paziente, ovvero sulla “ricchezza” di tessuti superficiali che possano coprire e mascherare i profili della protesi stessa.

La protesi può essere introdotta tramite un’incisione sottomammaria (nel solco sottomammario, inteso come il confine anatomico inferiore del seno) o periareolare (al confine tra la pigmentazione scura dell’areola e quella più chiara della cute).

Quando è necessario un minimo sollevamento del seno, di 2-4cm circa, è opportuno associare all’inserimento di una protesi anche la cosiddetta mastopessi, intervento di lifting cutaneo finalizzato a dare un risultato migliore a lungo termine.

La forma delle protesi rotonda o anatomica, i diametri e la proiezione della protesi costituiscono le variabili fondamentali per assecondare i desideri estetici della paziente o per perseguire la simmetria mammaria in caso di ricostruzione.

Per quanto riguarda la sicurezza delle protesi mammarie, invito a leggere l’informazione fornita dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. In sintesi, le protesi si comportano come un corpo inerte, non sono pericolose, non causano tumori, non aumentano l'incidenza di tumori e consentono i normali controlli preventivi delle patologie mammarie, non scoppiano in aereo, resistono ai molti piccoli traumi occasionali della normale vita di relazione.

Le protesi di ultima generazione hanno caratteristiche e durata molto migliori rispetto a quelle precedentemente commercializzate, non vanno necessariamente cambiate ogni dieci anni come spesso si sente dire ma non possono comunque essere considerate eterne. Facendo un esempio pratico, valutando i normali cambiamenti fisici cui va incontro una donna, è verosimile che dopo 15 anni da una mastoplastica additiva si siano verificate gravidanze, oscillazioni ponderali, cambiamenti di dieta e abitudini di vita. Tutte queste variabili possono portare a un nuovo intervento al seno, per adattare il seno a una nuova costituzione fisica. In altri termini, ormai si considera che il motivo per un reintervento non sia più il logorio della protesi come in passato, ma che i cambiamenti corporei avvenuti “attorno” alla protesi possano portare a un intervento di adeguamento del seno che può essere l’occasione per cambiare la protesi per precauzione o per desiderio di dimensioni diverse.

Altri materiali per aumentare il volume del seno come l’acido jaluronico e il tessuto adiposo possono essere utilizzati per piccole correzioni di asimmetrie, di cicatrici, imperfezioni di precedenti interventi. La tecnologia e la ricerca hanno reso possibile l’innesto adiposo prelevando il tessuto da altre parti del corpo, ma il beneficio pratico ed economico per ottenere aumenti di volume apprezzabili e stabili è riservato a casi particolari e ben selezionati previa informazione approfondita con il chirurgo.

La valutazione specialistica preliminare prevede l’esame della paziente, la prescrizione degli esami preoperatori e di ecografia e mammografia se non eseguite in precedenza secondo i modelli riconosciuti di prevenzione oncologica, e si conclude con la firma del consenso informato come presa di coscienza di quanto detto e deciso.

L’intervento chirurgico avviene in anestesia generale, ma può essere proposto anche in anestesia locale assistita in casi particolari, dopo giudizio del chirurgo e dell’anestesista.

La durata dell’intervento varia da una a due ore. Spesso vengono inseriti due drenaggi che vengono rimossi dopo 24 ore.

La degenza postoperatoria è di 6-8 ore (day surgery) o prevede un pernottamento. La ripresa delle attività fisiologiche di base avviene dopo poche ore, la gestione del dolore postoperatorio di intensità dipendente dalla sensibilità soggettiva, avviene dapprima con farmaci endovenosi e poi con terapia orale.

I controlli postoperatori normali sono: dopo 24 ore per la rimozione dei drenaggi, dopo 5 giorni, dopo 10-12 giorni per rimozione dei punti di sutura, dopo 30-60-90 giorni, dopo 6-12 mesi per eseguire le fotografie definitive; successivamente è sufficiente un controllo annuale.

Nel mese seguente all’intervento va sempre indossato un apposito reggiseno, dopodiché va indossato un reggiseno senza ferretto. Dopo 3 mesi dall’intervento si possono indossare tutti i reggiseni e si può praticare sport liberamente.

La ripresa dopo l’intervento è rapida, spesso è necessaria una settimana di assenza dal lavoro, vanno limitate le attività che implicano l’utilizzo delle braccia. Un certo gonfiore segue sempre l’intervento, così come la presenza di ecchimosi e colorito alterato della cute attorno al seno, tutti sintomi che si attenuano in un mese. Si possono bagnare le ferite dopo circa una settimana. 
Le cicatrici non vanno esposte all’irradiazione solare nei primi sei mesi se non con copertura di cerotti o creme a protezione totale.

I rischi operatori sono: emorragie e infezioni:

- le emorragie postoperatorie incidono per una percentuale inferiore al 2% dei casi, sono di intensità variabile, possono essere controllate tramite i drenaggi ma in qualche caso richiedono il pronto reintervento per rimuovere il sangue coagulato e reinserire la protesi.

- le infezioni sono ancora più rare, sono prevenute con l’utilizzo di antibiotici secondo le linee guida riconosciute.

Come detto, pur essendo le protesi ben tollerate dall'organismo, in meno del 5% degli interventi possono indurre la cosiddetta contrattura capsulare. La causa di questo fenomeno è incerta; il meccanismo con cui avviene è la risposta dell’organismo nei confronti di un corpo estraneo (la protesi) che può diventare eccessiva sino a provocare irrigidimento delle protesi, dolore e deformazione del seno operato. Esistono interventi specifici per risolvere questo problema, anche in anestesia locale, ma non esistono misure preventive certe. Pertanto va accettata la contrattura capsulare protesica come possibile sequela a lungo termine insita nella procedura, anche se eseguita con perfetta tecnica chirurgica.

Indicazioni personalizzate e maggiori particolari vanno richiesti in sede di prima vista per evitare punti di incomprensione o timori ingiustificati.

È l'intervento eseguito per ridurre le dimensioni di un seno troppo abbondante o troppo pesante.

Oltre ai motivi estetici che possono indurre a richiedere questo intervento, esistono diversi disturbi funzionali indotti da un seno pesante: dolori cervicali o di schiena, senso di ingombro nello svolgere le attività quotidiane o sportive, dermatiti o irritazioni nelle aree sottoposte allo sfregamento cutaneo.

Tutte le tecniche chirurgiche di riduzione mammaria prevedono anche un sollevamento e un riposizionamento del complesso areola-capezzolo verso l’alto in una posizione più adeguata. Tali tecniche sono molto simili alle tecniche di mastopessi, intervento mirato al solo sollevamento di un seno sceso, ma differiscono per l’asportazione di tessuto adiposo e ghiandolare, mentre nella mastopessi spesso è necessario provvedere a un aumento di volume mammario con una protesi. Entrambe le tecniche mirano a ottenere un seno più compatto e proiettato, in modo proporzionato al fisico della paziente.

La principale variabile consiste nella quantità di tessuto da asportare, sia pelle che adipe e ghiandola mammaria. Altra variabile strettamente collegata alla prima è la lunghezza delle cicatrici necessarie. Ogni asportazione di tessuto corrisponde infatti a una cicatrice con una relazione tra la lunghezza delle cicatrici e la quantità di sollevamento e riduzione necessaria. In ogni caso queste cicatrici vengono posizionate attorno all’areola, al polo inferiore mammario, eventualmente nel solco sottomammario, in modo da poter essere coperte da un normale reggiseno o costume da bagno.

VALUTAZIONE PREOPERATORIA
Il colloquio prevede la valutazione fisica della paziente, della sua storia clinica o dell\'effetto di eventuali gravidanze. Vengono prese alcune misure di seno e torace, vengono scattate alcune fotografie. Si valutano con la paziente le asimmetrie del seno e dei capezzoli, i desideri e l’obiettivo raggiungibile con l’intervento in termini di riduzione possibile e riguardo alla lunghezza delle cicatrici necessarie.

E’ normale discutere di ogni variabile, come il fumo, malattie concomitanti, tipo di lavoro e sport praticato; tutto è utile nella valutazione e programmazione dell’intervento. Vengono prescritti gli esami preoperatori necessari, in particolare ecografie e mammografie per escludere problematiche asintomatiche.

L’INTERVENTO E IL POSTOPERATORIO
Normalmente viene consigliata l’anestesia generale, sia per l’estensione della zona sede di intervento che per la durata di circa 2-3 ore.

Il chirurgo ha come obiettivo offrire l’asportazione di tessuto richiesta e sollevare il seno con la minore quantità di cicatrici possibile per poter portare il seno ad avere la forma migliore. Può anche essere associata una liposuzione mammaria.

Normalmente si lavora al di sopra del muscolo pettorale e si praticano tutte le tecniche possibili per minimizzare il dolore postoperatorio. Viene eseguita una profilassi delle infezioni con antibiotici.

Possono essere posizionati drenaggi, che vengono rimossi dopo 24-72 ore.

La medicazione postoperatoria prevede l’utilizzo di un reggiseno adeguato.

L’intervento può essere eseguito in ricovero di 6-8 ore (day surgery) o anche con ricovero di una notte.

Il reggiseno deve essere sempre indossato per il primo mese. I punti vengo rimossi dopo 12-18 giorni.

Nei giorni successivi all’intervento è opportuno ridurre le attività fisiche, dato lo scarso dolore postoperatorio il ritorno al lavoro d’ufficio avviene dopo pochi giorni, lo sport può essere ripreso dopo 30-40 giorni. Anche se ben nascoste nelle pieghe cutanee, le cicatrici non vanno esposte al sole per sei mesi senza crema a filtro totale. 
In alcuni casi è presente un’area di ridotta sensibilità nelle zone attorno alle cicatrici, di durata variabile sino a 6-12 mesi.

POSSIBILI COMPLICANZE
Le suture vengono eseguite con tecniche volte a minimizzare l’impatto delle cicatrici, quasi sempre con buoni risultati. Data la variabile estensione delle cicatrici stesse possono però rendersi necessari, a distanza di alcuni mesi, piccoli ritocchi in anestesia locale per regolarizzare eventuali imperfezioni. 
L’eventualità che si formino raccolte di sangue (ematomi) postoperatori è bassa, così come la possibilità di avere raccolte di siero (sieromi) a distanza di poche settimane. In ogni caso possono essere necessarie piccole procedure in anestesia locale per evacuare queste raccolte liquide o coagulate. 
Le infezioni sono controllate con un corretto uso di antibiotici.

Durante la guarigione definitiva possono formarsi nelle zone operate alcuni piccoli noduli di consistenza aumentata, normalmente non dolenti, esito della variabilità dei processi di guarigione e della capacità dei tessuti della paziente di riassorbire i punti interni.

Per motivi collegati alla modalità di perfusione ematica delle zone operate possono verificarsi zone di prolungata guarigione delle ferite, specie nella parte inferiore del seno, all’incrocio dei lembi cutanei suturati. Questi ritardi di guarigione possono esitare in zone di alterata pigmentazione quando riguardano l’areola.

Ulteriori informazioni personalizzate verranno esposte in sede di valutazione specialistica.

La Rinoplastica è l'intervento finalizzato alla correzione della forma indesiderata del naso e può avere anche benefici funzionali sulla qualità della respirazione.

L'obiettivo dell'intervento può essere il rimodellamento chirurgico della punta del naso, della forma del dorso, della forma delle narici, dell\'angolo tra radice del naso e labbro superiore. Si tratta di un intervento di chirurgia estetica eseguito da diverse decine d\'anni, con tecniche ormai consolidate.

La decisione di procedere a intervento chirurgico può nascere per difetti congeniti o per esiti di traumatismo. Quasi sempre l\'intolleranza alla forma congenita del naso nasce nell'età della pubertà, con lo sviluppo osseo definitivo, periodo in cui una forma nasale non gradita può influire sull\'autostima del paziente. In altri casi in età più adulta, l'intervento può correggere esiti di traumatismi e deformità che possono ostacolare la respirazione.

Le visite preoperatorie seguono lo stesso iter già esposto per altri interventi chirurgici: primo contatto per esaminare i desideri del paziente ed esporre la tecnica alla luce delle caratteristiche fisiche riscontrate, secondo contatto preoperatorio per decidere definitivamente la direzione del cambiamento. Devono essere eseguiti esami preoperatori ordinari, eventualmente corredati da accertamenti allergologici o visita otorinolaringoiatrica in caso di problematiche composite. Può essere necessario eseguire radiografia o TAC delle ossa nasali.

L’intervento viene eseguito in anestesia generale e dura circa 2 ore, in un contesto di chirurgia di day hospital o con un pernottamento in casi particolari.

Le incisioni cutanee e mucose vengono eseguite all\'interno delle narici, suturate con punti riassorbibili, quindi tutte le modifiche a carico di ossa e cartilagini nasali vengono apportate lavorando sotto al mantello cutaneo. Al termine della procedura viene posizionato un gesso per stabilizzare e proteggere la piramide nasale rimodellata. Possono essere posizionati tamponi nasali per 12-24 ore per garantire un controllo di eventuali emorragie.

Il postoperatorio è caratterizzato dalla sensazione di ottundimento che raramente raggiunge picchi di vero dolore, della durata di pochi giorni e ben controllabile con antidolorifici. La respirazione nasale riprende non appena rimossi gli eventuali tamponi nasali. Il primo momento in cui si può visualizzare la nuova forma del naso è alla rimozione del gesso dopo circa 8-10 giorni dall'intervento. Pur potendo focalizzare un certo risultato, la situazione è caratterizzata dal gonfiore della cute nasale e della zona di zigomi e guance. Un risultato più definitivo si avrà dopo circa 2 mesi dall'intervento. Si può dire che la guarigione è completa quando termina il processo di adattamento della cute nasale alla nuova forma del naso su cui si adagia, cosa che avviene gradualmente nel corso dei mesi.

Possono essere riprese le attività ordinarie dopo una settimana dall'intervento, vanno sospese le attività più intense per due mesi, va ridotta l'esposizione al sole nelle prime settimane, vanno portati occhiali a montatura leggera sino a che il naso appare gonfio.

L'intervento chirurgico di correzione delle orecchie “a sventola” si esegue modificando la cartilagine auricolare effettuando una incisione sul versante posteriore dell'orecchio.
La malformazione auricolare in oggetto è normalmente congenita, dovuta alle dimensioni indesiderate della conca (la parte più vicina al cranio) e/o al difetto associato di forma dell’antelice (la parte più esterna dell'orecchio).
Spesso l'otoplastica è eseguita su pazienti giovani, soprattutto minorenni (si richiede a norma di legge con il consenso di entrambi i genitori), visto che a partire dal periodo della scuola elementare possono nascere i complessi psicologici relativi alla forma delle orecchie.
L'otoplastica si rende necessaria anche per correggere difetti acquisiti, come perdita parziale per traumi, o difetti del lobo conseguenti al peso eccessivo degli orecchini.
Nella visita preoperatoria si definisce l’entità della correzione necessaria, eventualmente se procedere su entrambe le orecchie o se rendere simmetriche le orecchie correggendone una sola per renderla più simile all'altra.
È una procedura chirurgica semplice, da eseguire però in strutture adeguate per evitare complicazioni come ematomi e infezioni. La modalità organizzativa dell’intervento è il ricovero breve di day surgery, o ambulatoriale, secondo la complessità della procedura.
Si procede quasi sempre in anestesia locale, in presenza di anestesista, praticando alcune iniezioni di anestetico attorno all’orecchio in modo da rendere il tutto indolore. Per interventi complessi si impiegano circa 45-60 minuti per ogni orecchio visto che la durata è proporzionale all’entità della correzione necessaria. Nei bambini è possibile che si debba procedere ad anestesia generale.
Dopo l’intervento il paziente viene dimesso con una medicazione leggera che viene rimosso dopo due giorni. L’orecchio operato resta leggermente gonfio per 1-2settimane, la cicatrice non provoca particolare dolore ma nei giorni successivi può provocare prurito.
Normalmente si utilizzano punti cutanei riassorbibili in modo da non creare disagio per la loro rimozione, la ferita è invisibile visto che resta sulla parte posteriore dell’orecchio.
Possono essere riprese tutte le normali attività già dopo 4-5 giorni, mentre per le attività sportive bisogna aspettare almeno 2 settimane. È ovviamente necessario evitare traumi che in qualche modo trazionino le orecchie operate per non compromettere il risultato dell'intervento.